Vito Taccone (Avezzano 1940 – 2007) è il personaggio del ciclismo eroico a cui è dedicata l’edizione 2020 de La Ciclostorica dalle cascate al lago!
Vito ha dato molto al ciclismo degli anni 60; si allenava spesso sulle strade della Valle del Liri ed è giusto ricordarlo come atleta straordinario di un periodo ricco di campioni e di imprese sportive. Ne parleremo, con il contributo di familiari ed amici, in un incontro – convegno sabato 17, tra gli eventi di Isola Liri BIKE Festival, e lo celebreremo con un traguardo volante e controllo a firma sul percorso lungo de La Ciclostorica domenica 18!
Intanto, se avrete la pazienza di seguirci, potreste trovare interessanti queste brevi letture… “pillole” di ricordi a cura di veri appassionati del ciclismo “eroico”, in breve tempo diventati sinceri amici del nostro giovane evento.
Serviranno a conoscere un po’ meglio Vito… e magari a far salire la voglia di pedalare!
“Ho percorso in bicicletta cinquecentoquarantaduemila chilometri; ho fatto duecentododici tappe del Giro d’Italia; ho partecipato a nove Campionati del Mondo; ho vinto corse importanti come il Giro di Lombardia, il Giro della Toscana, il Giro della Campania, la Milano-Torino, il Giro del Piemonte, varie tappe al Giro della Svizzera e al Giro della Normandia. Sono stato anche Maglia Rosa.
Posso dire che la mia è stata una bella carriera, ma non voglio raccontarla per filo e per segno, perché la carriera di un ciclista, in fondo, è una sequenza di giorni tutti uguali, sempre troppo freddi o troppo caldi, trascorsi a fuggire o a inseguire, sempre in bicicletta a pedalare, a soffrire, a sentire il vento sulla pelle bruciata dal sole, a bere troppo e mangiare male.
Ne’ voglio vuotare il sacco su tutto quello che di brutto e di disonesto ho visto, perché, anche se sono incazzato contro il sistema, io, di più, amo il mondo del ciclismo.
No, voglio semplicemente puntare i riflettori della mia memoria su alcuni momenti persone e fatti che per me sono stati importanti; perche’ alla mia età, dopo tanto correre, un paio d’ore trascorse a ricordare quel che si vuole, aiutano a rallentare il tempo. E anche in questo, ancora una volta, voglio fare a modo mio, senza domande e senza risposte, perché io sono quello che si è fatto amare dalla gente per la sua genuina anarchica libertà, quel Vito Taccone, nato ad Avezzano nel 1940, predestinato da suo padre a correre in bicicletta, perché il suo primo figlio maschio si doveva chiamare Vito e doveva fare il corridore. Così mio padre aveva deciso. Così per me era scritto.” Vito Taccone

Ricerca storica a cura di Paolo Furnò e Domenico Bartolomucci
brano tratto da Il camoscio e il borraccino di G. Arcopinto e E. Pandimiglio, edizioni Lìmina
con la collaborazione de Il Corriere dello Sport