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Ottavio Bottecchia sulle strade della Valle del Liri (parte II)

Note biografiche

Muratore e carrettiere, ultimo di otto figli, ha partecipato alla Prima Guerra Mondiale nel 6’ Battaglione Bersaglieri Ciclisti utilizzando dapprima una “Bianchi a perno fisso e ruote di gomma piena” poi sostituita con una Gerbi.

Ottavio Bottecchia (primo a destra) in una fotografia di famiglia

Tre volte prigioniero e tre volte fuggitivo è stato insignito di Medaglia di Bronzo al valor militare per le sue azioni di guerra. Famiglia numerosa e di eroi perché anche il fratello Giovanni, di tre anni più grande e che tornerà nelle vicende familiari più avanti, è stato Bersagliere Ciclista oltre che paracadutista e insignito di Medaglia d’Argento al valor militare; tra i vari episodi, va ricordato che Giovanni fu internato insieme alla sorella Maria. Quest’ultima non ha avuto riconoscimenti di alcun tipo ma, fino all’ultima intervista rilasciata nel 1974 si è sempre espressa in modo polemico e non ha mai smesso di rivendicare la medaglia d’oro per sé stessa e per entrambi i fratelli.

Nel 1926 Ottavio, forte del nome legato ad imprese ciclistiche memorabili iniziate nel 1923 ed ancora nel pieno della sua vicenda sportiva, ha avviato una produzione di biciclette a proprio marchio insieme all’amico e già produttore Teodoro Carnielli. Muore in circostanza misteriose a giugno del 1927, pochi giorni dopo il fratello Giovanni. La ricostruzione di quanto realmente accaduto è complicata ma, a distanza di tantissimi anni, appare credibile collegare gli eventi su base logica. Utilizzando articoli di giornale dell’epoca, spunti di tipo processuale, elementi tratti da ricostruzioni ed ipotesi diverse, in alcuni casi oggettivamente “fantasiose”. In questo tipo di ricostruzione, che non può e non vuole avere alcuna pretesa di verità, assumono una qualche importanza anche i sospetti adombrati dal parroco sul reale andamento dei fatti già durante l’omelia funebre.

La Corsa XX Settembre nella Valle del Liri

Edizione 20 Settembre 1923 – Ancora Girardengo: e quattro!
PERCORSO : Roma – Albano – Velletri – Cisterna – Terracina – Fondi – Lenola – Pico – Ceprano – Frosinone – Alatri – Guarcino – M. Faggio – Subiaco – Vicovaro – Tivoli – Palombara – Stazzano Montelibretti – Passo Corese – Roma (Stadio Nazionale)

Avvio senza sussulti finchè la foratura del favoritissimo Girardengo nei pressi di Terracina lancia all’attacco Bottecchia, Aimo e Gay. Il “Campione d’Italia” però, ben assistito da Gremo ed Azzini, riparte di slancio ed a Lenola il gruppo si riforma. Neanche la salita di Frosinone (dove Girardengo e Bottecchia si mantengono comunque in prima fila) provoca una decisa selezione e la corsa procede stancamente fino ad Alatri. Qui, mentre la “carovana” è impegnata ad evitare cavalli e carri che si stanno recando alla Fiera di Frosinone, la strada inizia a salire decisamente verso il Monte Faggio ed il plotone ben presto si fraziona. Girardengo non insiste più di tanto, limitandosi a controllare gli sterili allunghi di Bottecchia e Lazzaretti (i più attivi nel cercare la soluzione vincente) ed i migliori rimangono fianco a fianco fino in vetta. La discesa permette a diversi ritardatari di colmare il divario ed a Palombara il gruppo di testa è forte di 15 corridori: Bottecchia, Aimo, Girardengo, Gremo, Gay, Azzini, Dal Fiume, Dartardi, Gordini, Di Pietro, Lugli, Marchi, Lazzaretti, Faustini e Di Gennaro. La svolta decisiva si sviluppa improvvisamente a Montelibretti, quando mancano circa 40 km alla conclusione, in seguito ad un’altra foratura di Girardengo: il plotone si scuote in una serie di scatti dove emergono Gay e Bottecchia che riescono ad installarsi al comando. Girardengo insegue furiosamente con Azzini, rimonta posizioni su posizioni ed a Passo Corese raggiunge i due fuggitivi. Nel finale Bottecchia, ostacolato dai soliti tifosi-ciclisti che come sempre seguono in massa le battute conclusive, rompe un pedale e perde terreno a Tor di Quinto. Nello sprint decisivo (allo Stadio Nazionale) Girardengo si impone nettamente, conquistando la sua quarta vittoria a Roma.

ORDINE D’ ARRIVO
1. Costante GIRARDENGO 352 km in 13h01’ 24” (media 27.028 km/h)
2. Giuseppe Azzini
3. Federico Gay
4. O. Bottecchia a 53” ,
5. M. Gordini a 21’ 38” ,
6. A. Gremo,
7. E. Dal Fiume,
8. B. Aimo,
9. R. Lazzaretti,
10. P. Di Pietro,
11. Faustini a 21’ 48” ,
12. A. Marchi,
13. Dartardi a 27’ 01” ,
14. I. Lugli a 27’ 36” ,
15. Di Gennaro a 39’ 32”
Partiti 21

La Storia della Corsa XX Settembre Roma-Napoli-Roma
, di Carlo Delfino

Ma veniamo a quanto accaduto… il 22 maggio Giovanni muore a seguito dell’investimento da parte dell’auto di proprietà di Franco Marinotti, personaggio importante del fascismo, industriale fondatore della Snia Viscosa e testimone di nozze di Mussolini. Alcune ricostruzioni giornalistiche dell’epoca parlano di un’offerta di risarcimento alla famiglia di 100.000 lire rifiutata in malo modo da Ottavio che, pare, si sia anche lasciato andare a pesanti insulti personali nei confronti di Marinotti. Il 3 giugno, mentre è in allenamento solitario, avviene il fatto! Ottavio viene ritrovato agonizzante sul bordo della strada… la “caduta” aveva provocato fratture alla base cranica e alla clavicola senza danni alla bici(!) Condotto all’ospedale di Gemona muore dopo 12 giorni di agonia durante i quali, lui stesso, ha sempre negato ogni ipotesi di pestaggio o aggressione. Tuttavia, durante le indagini venne accreditata la testimonianza di un contadino che lo aveva bastonato per evitare un furto d’uva (il 3 giugno) mentre la stessa testimonianza in sede processuale si trasformò in furto di ciliegie. La ricostruzione dei fatti rende probabile l’ipotesi di un “pestaggio punitivo” finito male che lui stesso e la famiglia hanno coperto per via di un’assicurazione sulla vita di Ottavio di ben 500.000 lire. Ovviamente valida per il caso di infortuni sul lavoro. La stessa moglie Caterina non ha mai rilasciato dichiarazioni sull’argomento negli anni successivi. Significativa anche la circostanza che al funerale fossero assenti Girardengo, Binda e tutti i migliori ciclisti italiani dell’epoca mentre erano presenti diversi francesi con in testa il suo grande rivale e capitano nel primo Tour Henri Pelissier.

Note sportive

Difficile dire quale sia stato l’inizio vero della carriera ciclistica. Forse dilettante nel 1919 e nel 1920 viene inquadrato Professionista Junior e corre da indipendente nelle stagioni 1921 e 1922. Nella primavera del 1923 partecipa al Giro d’Italia piazzandosi 5’ assoluto e primo degli “isolati”. Diventa professionista subito dopo con l’ingaggio da parte della squadra francese “Automoto” per partecipare al Tour de France al servizio del capitano Henri Pelissier.

Nel secondo giorno di gara diventa il primo italiano della storia a vincere una tappa al tour e ad indossare la maglia gialla. Si piazza secondo nella classifica finale alla sua prima partecipazione per poi vincere in maniera nettissima le due successive edizioni. Nell’edizione del 1924 indossa la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa. Un record che, ovviamente, non potrà mai essere battuto ma che è tuttora ineguagliato.

Palmeres di Ottavio Bottecchia

1926
5 agosto Vuelta Ciclista al Pais Vasco (Tappa n.2)

1925

18 ottobre, Giro della Provincia di Milano
19 luglio, Tour de France
19 luglio, Tour de France (Tappa n.18)
01 luglio, Tour de France (Tappa n.7)
30 giugno, Tour de France (Tappa n.6)
21 giugno, Tour de France (Tappa n.1)

1924
19 ottobre, Giro della Provincia di Milano
20 luglio, Tour de France
20 luglio, Tour de France (Tappa n.15)
4 luglio, Tour de France (Tappa n.7)
2 luglio, Tour de France (Tappa n.6)
22 giugno, Tour de France (Tappa n.1)

1923
26 giugno, Tour de France (Tappa n.2)

1920
Giro del Piave

articolo a cura di Domenico Bartolomucci

ricerca storica a cura di Paolo Furnò

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